Plutarco
I classici della Bur
Introduzione di Antonio La Penna
Testo greco a fronte
Pochi autori hanno conosciuto, nel corso della tradizione storica, periodi di
fama incontrastata e quasi mitica come il Plutarco delle "Vite parallele":
l'ultimo forse degli scrittori antichi in cui, fra Settecento e Ottocento, si
riconobbe lo spirito di un'Europa ancora culturalmente unitaria. Al modello
esemplare degli eroi plutarchiani guardarono ammirati Federico di Prussia e
Washington, Robespierre e Napoleone: e si sa quale fremente emozione suscitò
nell'Alfieri la lettura delle biografie. Più tardi, il positivismo scientifico
sancì il declino dello scrittore, riducendolo al ruolo di uno storico impreciso
e contestabile. Ma storico Plutarco non fu né volle essere. Al centro della sua
narrazione egli non pone mai la situazione o gli eventi, che pur evoca con
tratti vivaci, ma l'uomo, con la sua personalità e la sua morale, le sue
esperienze, emozioni, passioni. E a rendere l'essenza dell'uomo gli sembra più
efficace "un breve episodio, una parola, un motto... che non battaglie con
migliaia di morti, grandi schieramenti di eserciti, assedi di città". L'arte di
Plutarco sta nell'atmosfera di umana grandezza, nel senso pensoso di un destino
che si delinea attraverso le scelte imposte dal carattere e dalle ambizioni
personali, ma anche dall'incidenza misteriosa del fato: un mondo di prepotente
vitalità, di tensione, di dramma, alla cui suggestione è difficile sottrarsi.
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