A. B. Yehoshua
Einaudi Tascabili 1998
Traduzione Gaio Shiloni
«Yehoshua possiede un'immensa ricchezza di sensazioni. Ogni senso parla: la
vista, l'udito, il gusto, il tatto: forse soprattutto l'odorato, che riempie di
profumi l'esistenza dei corpi e delle anime. Questi sensi cosí vivi e prensili
gli permettono di raccontare con affetto inesausto la vita delle famiglie...»
Pietro Citati .
Nel corso di nove dense giornate si consuma l'estremo soggiorno in
patria di Yehudà Kaminka, fuggito da Israele per rifarsi una vita in America e
ritornato per sciogliere ogni legame con Na'omi, sua moglie. Nove giorni
culminanti nella Pasqua (in ebraico «passaggio») che diventa lo spartiacque tra
ciò che è stato, e non potrà mai più tornare, e ciò che sarà. Ancora una volta
Yehoshua disegna con lucidità e poesia la crisi di una famiglia come metafora
dell'identità ebraica, divisa tra diaspora e costruzione di uno stato nazionale.
E racconta ciò che nessuna ragione o progetto politico potrà mai spiegare: la
vicenda semplice e banale di un uomo e di una donna che si amano, vivono una
vita insieme, arrivano ad odiarsi, a impazzire d'amore e di odio, e non riescono
a scindere il legame che li unisce se non a prezzo della vita.
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