Einaudi 2005
Traduzione di Vincenzo Mantovani
Seymour Levov è alto, biondo, atletico; al liceo lo chiamano 'lo Svedese'. Ebreo
benestante e integrato, ciò che pare attenderlo negli anni Cinquanta è una vita
di successi professionali e di gioie familiari. Finché le contraddizioni del
conflitto in Vietnam, esplose negli Stati Uniti, non coinvolgono anche lui, e
nel modo piú devastante - attraverso l'adorata figlia Merry, decisa a 'portare
la guerra in casa'. Letteralmente. Ma Pastorale americana non si esaurisce
nell'allegoria politica; è un libro sulla vecchiaia, sulla memoria,
sull'intollerabilità di certi ricordi. Lo scrittore Nathan Zuckerman, fin
dall'adolescenza affascinato dalla vincente solarità dello Svedese, sente la
necessità di narrarne la caduta. E ciò che racconta è il rovesciamento della
pastorale americana - un grottesco Giudizio Universale in cui i Levov, e i
lettori, assistono al crollo dell'utopia dei giusti, al trionfo della rabbia
cieca e innata dell'America.
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