Arriano
BUR
Testo greco a fronte
Non sono molti i libri di avventure che dall'antichità classica siano giunti
fino a noi: l' ""Anabasi di Alessandro"", scritta da Arriano a cinque secoli di
distanza dagli avvenimenti che vi sono narrati, rappresenta uno dei modelli di
più alto profilo. Fuori da ogni equivoco, si tratta di un'opera di storia che
perciò degnamente sta alla base di un capitolo tradizionale, quello su
Alessandro Magno, della storiografia moderna sul mondo antico. Flavio Arriano,
nato a Nicomedia in Bitinia fra l'85 e il 95 d.C., svolse al servizio
dell'impero romano un'importante carriera politica e militare: la pratica
acquisita personalmente sul campo di battaglia gli consente di ricostruire per
il lettore, naturalmente con i concorso delle dirette testimonianze scritte di
cui egli dispone, le tattiche di combattimento, le mosse, gli espedienti, la
vita d'accampamento degli eserciti condotti da Alessandro. Ma forse non è in
questo che si deve ricercare l'anima del libro: la sua natura avventurosa non
dipende da una passione dello scrittore per le tinte forti, per il romanzesco o
il favoloso, bensì dalla straordinaria vicenda umana e per certi versi divina
del giovane sovrano macedone. Nell'arco di poco più di dieci anni, dal 334 al
323 a.C., Alessandro compì un impensabile periplo di conquista del continente
asiatico, arricchito da una lunga deviazione in Egitto fino all'oasi di Siwa,
sede oracolare del dio Ammone. Soprattutto il senso di apertura a mondi
sconosciuti, a esperienze e ad incontri con le genti più diverse (proverbiale è
divenuto quello con i sapienti indiani), l'assenza di qualsiasi pregiudizio
etnico, il grande progetto - purtroppo soltanto un sogno - di unione e non di
divisione tra i popoli fanno grandi l'eroe e il suo cantore - tale si sentiva
Arriano nei confronti di Alessandro, quale Omero era stato per Achille - e
rendono eterne, ancor prima che attuali, le pagine di questo libro.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.